Dal silenzio alla voce: la bottega artigiana dei Radiocorti
Un audio-dramma non nasce da un microfono acceso.
Nasce molto prima. Quando un autore, in silenzio, immagina una voce che non c’è ancora.
E scrive per quella voce. Scrive sapendo che non verrà letta, ma ascoltata.
Scrive pensando alle pause, ai respiri, ai battiti di un orecchio che sta già immaginando.
Radiocorti Original è questo: un laboratorio narrativo dove ogni fase è costruita per l’ascolto.
Qui ti raccontiamo come nasce un Radiocorto. Dalla pagina vuota fino alla cuffia.
- La scrittura audio (non è una scorciatoia)
Tutti i racconti, le serie e i dialoghi che trovi su Radiocorti sono originali.
Non adattiamo romanzi. Non leggiamo racconti editi. Non recuperiamo testi dimenticati.
Ogni parola è scritta per essere detta, non solo pensata.
La scrittura audio è diversa da quella su carta:
- Le frasi hanno un ritmo vocale
- I dialoghi devono funzionare “al buio”
- Le descrizioni si appoggiano ai suoni, non alle immagini
- Le scene devono costruirsi nella testa dell’ascoltatore, un passo alla volta
Chi scrive per Radiocorti è autore, ma anche drammaturgo invisibile: lavora con la voce in mente.
Esempi?
- Nei Dialoghi nel Vuoto non ci sono rumori: tutto è sospeso, quindi ogni parola vale doppio.
- In Keller i monologhi sono scanditi come noir classici, pensati per la voce di Giorgio Borghetti, con frasi brevi, taglienti.
- Le fiabe di Tommaso il Riccio e La Nube Numero 8 sono scritte a misura di voce: ripetizioni leggere, ritmo narrativo, pause che lasciano spazio alla fantasia.
- La scelta delle voci
Subito dopo la scrittura, entra in gioco il cuore pulsante del Radiocorto: la voce.
Ogni testo viene abbinato all’attore o all’attrice più adatti.
La selezione non è tecnica, è artistica.
Giorgio Borghetti, ad esempio, viene scelto quando serve precisione e profondità.
Cinzia De Carolis, per storie delicate, poetiche, malinconiche.
Paolo Marchese, per fiabe con ironia.
Barbara De Bortoli, quando serve un’emozione trattenuta, una sensualità intelligente.
E così via.
Ogni voce ha un mondo. E noi scriviamo per quel mondo.
- La registrazione
I Radiocorti vengono registrati in studio professionale, con direzione vocale, editing in tempo reale, e grande attenzione al dettaglio.
Ogni attore:
- Riceve il testo in anticipo (con annotazioni e ritmo suggerito)
- Lavora con un regista audio durante la sessione
- Registra più take per ogni battuta
- Viene seguito nel respiro, nell’intenzione, nelle sfumature
La voce non è lasciata libera. È diretta, come in una scena di teatro.
Il microfono diventa palcoscenico invisibile. Il risultato è un’interpretazione autentica, non una lettura piatta.
- Il sound design (quando il suono diventa scena)
Una volta registrata la voce, comincia il lavoro sul suono.
Ma attenzione: nei Radiocorti il sound design non è mai decorativo.
Non usiamo rumori “perché ci stanno bene”. Ogni suono è narrativo.
Esempi:
- In Keller, ogni episodio ha un codice sonoro specifico (risonanze metalliche, segnali radio, glitch).
- In Questione di altezza, le musiche originali si intrecciano con il respiro dei personaggi.
- In Garbatella Anni ’50, i suoni della Roma d’epoca sono reali, non di repertorio: abbiamo ricostruito ogni ambiente acustico.
La regola è una sola: il suono non accompagna, racconta.
- Il montaggio narrativo
Ultima fase: il montaggio. Qui si decide il tempo del racconto.
Si rifinisce la voce. Si scolpiscono le pause.
Si bilancia la musica. Si controlla la distanza emotiva.
Si fa tutto per far dimenticare all’ascoltatore di star ascoltando.
Il risultato?
Un audio-dramma che sembra fluire naturale, ma che è il frutto di un lavoro minuzioso.
Quando premi “play”, comincia un’opera collettiva
Ogni Radiocorto è un piccolo film invisibile.
Un’opera collettiva fatta di scrittura, voce, suono, montaggio, visione.
Quando premi play, non stai ascoltando un file.
Stai entrando in una storia che ha richiesto giorni di lavoro, orecchie allenate, voci vere.
Vuoi scoprire com’è fatto un audio-dramma? Ascolta. È tutto lì, tra le pause e le parole.